Negli ultimi mesi, nella mia ricerca di romanzi e racconti horror che non siano del banale ciarpame, mi sono imbattuto in due scrittori americani davvero notevoli, due brutti ceffi di talento che in Italia non godono della fama meritata. Sto parlando di Edward Lee e di Richard Laymon.

edward lee caccia alle teste

Di Edward Lee, scrittore americano splatterpunk, ho letto Caccia alle teste e Mr. Torso. Lee, lo chiarisco subito, è uno scrittore per stomaci forti. I suoi romanzi grondano sangue, frattaglie e sesso malato. Nessun abominio perverso viene privato dei suoi grotteschi dettagli. Scrittura essenziale, sporca, brutale. Difficile sottrarsi al fascino morboso dei suoi orrori, non c’è salvezza, non c’è etica. Nei  racconti di Lee il meno cattivo è solo più corrotto e quindi più interessato a che non succedano troppi casini. Lo stile non è nemmeno distaccato come quello di altri scrittori, per cui si prova un senso di disagio. Il compiacimento per quello che descrive è palese, tuttavia se ne resta ammaliati, incatenati. Ci si sente sporchi dopo averlo letto. Ma i giudizi morali in letteratura contano poco, specie se si legge letteratura splatterpunk che ha come obiettivo il cattivo gusto, l’oscenità.  Lee scrive bene, pulito e affilato come il rasoio. Purtroppo al momento esistono poche traduzioni dei suoi libri ma la Indipendent Legion, benemerita casa editrice italiana, pare abbia acquisito i diritti per tradurre il suo capolavoro più controverso: The Bighead.  Nell’attesa vi lascio i link per acquistare le uniche opere in italiano:

Edward Lee: Caccia alle testeMr. Torso.

il ritorno della bestia laymon

Di Richard Laymon ho già parlato in questo articolo:  La tana di Mezzanotte.  In questi giorni è uscita una nuova traduzione, Il Ritorno della Bestia. Di Laymon avevo già letto anche L’isola, oltre a vari racconti raccolti in varie antologie. Dunque comincio ad avere un’idea del suo stile e della sua scrittura preciso. Laymon non è uno scrittore splatterpunk in senso stretto ma certamente i suoi romanzi non sono per tutti. Come in Lee il binomio sesso malato e orrore è inscindibile. Quel che cattura del defunto scrittore è il mistero di questa scrittura così semplice eppure così netta, uno stile quotidiano, meno rozzo e meno discorsivo di quello di Lee, che pure va nel dettaglio dell’orrore più indicibile. Insomma siamo lontanissimi sia da Stephen King che da Lovecraft con la loro ricercatezza stilistica. Eppure siamo tirati dentro la spirale e non possiamo più uscirne senza aver capito fino a quali bassezze e bestialità ci porteranno i personaggi. In Laymon però esistono buoni e cattivi, in un modo limpido alla Tolkien, i buoni possono avere debolezze caratteriali o vizi ma sono i “buoni”, non si discute, mentre i cattivi sono più variegati: si va dal mostro in carne e ossa, la bestia, al personaggio maniaco sessuale. Il vero mostro alla fine è sempre l’uomo, trascinato dalla follia, dalla cupidigia oppure dalla perversione. Anche in Laymon la donna è vittima designata dei maniaci e dei mostri perversi, ma ha un ruolo più attivo anche nel combatterli. L’uomo che affianca l’eroina in genere nei romanzi di Laymon è al tempo stesso sensibile, protettivo e onesto intellettualmente. Laymon quindi non mira come Lee a scandalizzare o disgustare il perbenista, mira a spaventarlo, a metterlo sull’avviso. Esistono orrori e follie nel mondo ed esiste un giusto modo per affrontarli e combatterli, tuttavia esistono. Lee invece più pessimista pensa non ci sia alcuna possibilità e redenzione, siamo tutti marci nel midollo.

Richard Laymon: Il Ritorno della Bestia, L’isola.

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