Cari amici della ZonaMorta vi presento l’anteprima di un lungo racconto che sto scrivendo e che sarà poi disponibile in tutti i negozi online di ebook. Si tratta di un ritorno a temi a me cari, quelli di Lovecraft e dei Grandi Antichi. Nel racconto troverete tutti i temi cari allo scrittore di Providence mixati ai miei personali gusti per il weird, per i temi disturbanti, e l’horror estremo. Buona lettura. 

lo strambo wickman - racconto horror

La terra era dura, argillosa, resisteva ai colpi di pala che Jan infliggeva senza pietà, incurante del freddo che gli rattrappiva le dita e della pioggia, che lo inzuppava, e rendeva i suoi movimenti più impacciati. Aveva fretta di finire, non gli piaceva il tono cupo della notte, il buio sembrava livido come il ghiaccio. Franz non era di grande aiuto, troppo smunto, i suoi colpi di pala rimbalzavano indietro. Ogni tanto fissava Jan dietro la coltre della pioggia pesante che cadeva incessante. Ne invidiava il fisico possente che sprizzava salute e la sicurezza con cui affrontava ogni situazione, specialmente con le ragazze. Si chiedeva se anche lui avesse paura di essere lì, in compagnia di un freddo cadavere, in mezzo alle tombe di un vecchio cimitero abbandonato, con la vecchia torre della chiesa diroccata che incombeva su di loro, rendendo ancora più oscura la notte. Venivano rumori strani dalla torre. I corvi vi avevano eretto nidi e chissà quali altre bestie avevano dimora lassù, tra le mura sbreccate. Quando finalmente Jan cominciò a fare breccia nella terra, Franz notò un movimento furtivo, quasi impalpabile. Il sacco nero, nel quale avevano avvolto il cadavere dello strambo Wickman, si era mosso. Forse la pioggia, o il vento, o qualche animaletto necrofago. Tornò a colpire la terra che cominciò a cedere, strato dopo strato. Gli stivali presto affondarono nella terra morbida e fangosa, la dura scorza era stata vinta.
-Sbrighiamoci, non ne posso più di stare in questo posto, disse Jan. La sua voce non era poi così sicura, sembrava scosso, preoccupato da qualcosa. Perché fissava sempre il sacco nero? Che cosa temeva?
Di nuovo un movimento. Questa volta Franz l’aveva colto distintamente. Il sacco si era mosso. Non era stata un’impressione suscitata dall’atmosfera lugubre del luogo e dell’ora. Smise di scavare e restò a osservare con il mento poggiato sul manico della pala.
Jan si fermò.
-Che diavolo fai? Scava perdio o finiremo domani mattina. Dobbiamo sbrigarci e tornare a casa.
-Dovremmo cambiarci prima, non posso entrare in casa cosi sporco di terra, disse pensoso mentre teneva d’occhio il sacco. Eccolo, di nuovo si è mosso, questa volta più netto e deciso. Trionfante si voltò verso Jan.
-Ci cambieremo nel mio garage, ho vestiti puliti, dovrebbero andarti bene quelli di mio fratello Pauli.
-Non credo, tuo fratello è il doppio in larghezza.
Ma fantasticava all’idea di fare la doccia con Jan. I loro corpi nudi a contatto. Era eccitante. E non era nemmeno gay, almeno così credeva. Gli piacevano le ragazze eccome, ma tutto di colpo si eccitò al pensiero di fare la doccia con Jan.
-Hai visto?
-Che cosa? Torna a scavare, che fai impalato così?
-Si è mosso, capisci, quel figlio di puttana si sta muovendo, guarda.
Anche Jan si bloccò nella contemplazione di quel sacco nero. Qualcosa si stava muovendo al suo interno e quel qualcosa era lo strambo Wickman. Quello stesso Wickman che avevano ucciso poche ore fa.

Continua…

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