Midsommar è un film del 2019 scritto e diretto da Ari Aster, già autore del bellissimo horror Hereditary.

una scena di misommar

Prima di tutto: Midsommar (il villaggio dei dannati è il fuorviante e inutile sottotitolo messo dai distributori italiani) è un horror?

Per rispondere dobbiamo per forza chiederci che cos’è l’horror e in particolare cosa vuol dire horror al cinema. Per essere horror un film deve spaventare? Sì e no, un film può spaventare senza essere horror o un film dichiaratamente horror potrebbe non spaventare affatto perché magari il suo fine non è quello.

L’horror come genere è difficile da classificare anche se in apparenza sembra il genere più facile da classificare. Proprio perché in realtà sfuggono i confini. Perché un film che parla di un serial killer può essere un horror oppure un thriller? Dove sta il confine?

Il confine sottile sta nell’intenzione del film, un horror vuole spaventare oppure vuole metterti a disagio, potrebbe puntare a disgustarti, o a gettare lo sguardo in un abisso che fino a poco tempo fa ignoravi.

Se un film dichiara di essere un horror lo è, poi può essere un horror fatto male e questo ci sta, film horror veramente buoni ce ne sono pochissimi in realtà, perché è un genere piuttosto complesso. Vi rimando a una riflessione sul genere horror che trovate in questo blog: Perché scriviamo horror.

Midsommar è un horror a mio avviso perché l’intenzione del regista è palesemente di metterci a disagio, di metterci di fronte all’orrore della follia collettiva, certi fantasmi che aleggiano nella nostra società e nelle faticose relazioni umane.

Midsommar è un horror che parla di una relazione di coppia molto problematica, che stava per terminare e viene illusoriamente rimessa a posto in un viaggio in Svezia. Il fidanzato infatti vuole studiare pubblicare un saggio antropologico su una comunità svedese molto isolata che nei mesi estivi celebra una festa rituale per l’avvento del sole di mezzanotte. Quel periodo che nel nord della Svezia relega il buio a un paio d’ore nell’arco delle 24.

Fin dai primi minuti Aster ci prende a pugni. Come già in Hereditary, la musica e i movimenti di macchina sono essenziali per raccontare l’orrore di una situazione. Al buio livido delle prime sequenze in America seguirà poi un film fatto essenzialmente di luce. Una luce che serve solo però a illuderci, come si illude la giovane protagonista di poter trovare conforto dal suo fidanzato per la tragedia che l’ha colpita, una tragedia che nei primi minuti di film viene raccontata con crudezza e drammaticità.

La prima breve parte del film non serve solo a farci comprendere perché i due giovani fidanzati in crisi, assieme ai loro amici, partono per questa strana avventura, è soprattutto un’anticipazione dei temi che saranno sviluppati nella seconda parte.  

Il film è lento, si prende tutto il tempo che occorre per far salire la tensione. Si capisce subito che in quella comunità così sorridente e serena c’è qualcosa di sinistro ma quando finalmente la verità, solo una piccola parte in realtà, ci viene sbattuta in faccia in modo crudele e senza censure, ci rendiamo conto in quale abisso di follia siano finiti i nostri malcapitati protagonisti.

Un film angosciante, che mette a disagio, disturbante per la regia attoriale, con gli abitanti del villaggio che recitano sopra le righe a sottolineare l’atmosfera in parte malata in parte da allucinazione da droga.

Perché va anche detto che tutto il film nella parte alla luce del sole viene visto attraverso lo sguardo allucinato da varie  droghe ed erbe dei protagonisti.

Ci sono molte scene che mi sono rimaste impresse e che ancora mi tormentano. La chiave del film per me, per comprenderlo appieno, è in quel rapporto tra luce e buio e nella relazione amorosa tra i due personaggi principali.

Il film è stato paragonato a The Wicker Man, ed è stato inscritto nel filone del folk horror. In parte è così, in parte però il regista non fa che riprendere alcuni temi già sviluppati nel suo primo sorprendente film, dunque un discorso personale, un marchio autoriale molto forte. Che mi fa ben sperare anche per i film successivi.

Ho cercato di dire il meno possibile perché non voglio rovinarvi il film,  se vi piace il cinema horror ve lo consiglio, se vi piace il cinema in generale ve lo consiglio lo stesso, ma in quel caso avvicinatevi con cautela sapendo che potreste farvi sentire male.

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